Un tempo liturgico da recuperare
in tutta la sua portata
Arriva la fine di novembre e le strade sono già piene di lucine danzanti, stelle e alberi luminosi, palline colorate di qua e di là, dolci prelibati e panettoni in bella vista, ma non ci meraviglia. D’altra parte, ognuno fa il suo mestiere e le vetrine devono essere invitanti perché chi le vede abbia voglia di entrare e comprare. E per le vie, facilmente, si sente la solita frase: “Se non ci vediamo, buon Natale!”
Senza averne consapevolezza, la società ci sta diseducando all’attesa, premendo in continuazione l’acceleratore, con nuove trovate, nuovi input, con l’anticipare i tempi. È l’esaltazione del già ed ora. Le notizie ormai galoppano in rete e questo ci ha resi incapaci di aspettare, dobbiamo sapere tutto e subito, dobbiamo avere ciò che desideriamo immediatamente ed il fatto che ci venga posto dinanzi non fa che aumentare quest’ansia, questa frenesia.
E quando si avvicina Natale ciò si fa lampante e rischia di trascinare anche i cristiani, chiamati invece a vivere un periodo di preparazione alla grande Festa del Natale del Signore, preparazione necessaria perché esso possa essere vissuto in pienezza. Insomma, stiamo rischiando di farci rubare il tempo prezioso dell’Avvento!!!
Avvento: certezza e speranza
Esso è definito tempo forte perché è un momento importante per la nostra vita di fede, è il momento dell’attesa, il momento del silenzio carico di stupore, come quello di Maria che riceve l’annuncio dell’angelo. L’Avvento ha un valore propedeutico perché, oltre a ricordarci che Cristo è venuto tra noi, che il Verbo di Dio si è fatto carne, ci porta ad alimentare l’attesa, che dovrebbe accompagnare sempre la vita di ogni cristiano, dell’avvento ultimo del Figlio di Dio, il ritorno di Gesù nel mondo, per ricapitolare in sé ogni cosa. L’Avvento avrebbe poco senso se fosse orientato soltanto a ricordarci un evento passato, importante certo, importantissimo, ma conclusosi tanto tempo fa, cioè la nascita del nostro Salvatore. Esso serve a ritemprare i nostri animi affievoliti nel fervore e spesso distratti e a farci innalzare quel grido pieno di cristiana speranza: Maranatha, vieni, Signore, Gesù! Vieni perché noi ti stiamo aspettando, vieni perché per noi cristiani il tuo ritorno non è temuto ma sospirato, è il compimento delle tue promesse in cui noi crediamo.
La liturgia che da sempre aiuta i fedeli ad entrare nel mistero, in questo tempo d’Avvento lo fa: attraverso i profeti dell’Antico Testamento calandoci nell’atmosfera della grande promessa, quella del Messia che avrebbe salvato Israele; mediante il Nuovo Testamento che ci conduce per mano fin dentro il bellissimo incipit della Storia delle storie, quella del nostro Salvatore, Dio fatto uomo, Gesù di Nazaret; attraverso i Padri della Chiesa che ci aiutano a meditare sulla venuta futura e finale di Colui che è venuto nella carne e che ritornerà un giorno glorioso portando in alto il vessillo della Croce Gloriosa, ma anche della sua venuta quotidiana nel nostro cuore, per mezzo dei Sacramenti, della sua Parola, del suo Spirito che ci inabita.
Maria, maestra di ascolto e di attesa.
La liturgia ci educa anche attraverso i personaggi che troviamo nei brani del Vangelo che si proclamano nei giorni dell’Avvento perché essi sono, infatti, maestri di attesa e di ascolto. Pensiamo ad Elisabetta e Zaccaria che attendono la realizzazione di quanto annunciato dall’Arcangelo, la nascita del figlio insperato a causa dell’età avanzata da entrambi; pensiamo a Maria che, come tutto il popolo di Israele, attende il Messia con fiducia, e poi riceve l’annuncio impensabile dell’Arcangelo: lei stessa sarà la madre del Messia. Inizia per lei un’altra attesa, quella della madre che aspetta la nascita del figlio. E poi c’è Giuseppe, anche lui ci insegna ad attendere, ci insegna l’importanza di saper fare silenzio per meditare, di non farsi trascinare dagli istinti, dai primi moti d’animo.
Tutti loro ci insegnano a sperare l’insperabile, ci insegnano ad avere fiducia in Dio che non lascia mai delusi coloro che confidano in lui, ci educano all’ascolto obbediente della Volontà di Dio.
È una questione di fede...
Vediamo dunque, quanto sia importante vivere questo tempo liturgico pienamente, senza di esso la gioia del Natale non può essere sperimentata intimamente, non può cambiarci interiormente. Occorre recuperare il tempo di Avvento, con tutte le sue prerogative di sobrietà, di silenzio, di raccoglimento, di meditazione, di attesa vibrante, ciò ci aiuterebbe davvero ad entrare nel Mistero del Natale.
La mondanità, con i suoi rumori, le sue lucine e i suoi addobbi, non aiuta questa riscoperta del tempo d’Avvento. Non è solo un problema di chiese vuote, ma di cuori disorientati, che si lasciano soggiogare dalle sensazioni immediate… di spiriti assopiti nei quali la vera luce dell’uomo, la fede, è troppo tenue, vacillante, indecisa… e cercano di riempire il proprio vuoto con le piccole, molteplici, lucine delle creature, che non possono portare né calore né gioia.
L’Avvento è stato preso in ostaggio dalla mondanità che ci ha posto nella condizione di chi vuole arrivare al termine del suo viaggio senza percorrere la strada, o di chi pretende conquistare un trofeo senza un paziente allenamento. Il Natale non può prescindere da questo tempo previo di attesa. Il Natale deve essere preparato, o piuttosto, noi ci dobbiamo preparare a celebrare il Natale con la preghiera, con la ricerca di un tempo in più per meditare quale grande evento sia la venuta di Dio tra di noi, di un Dio che si fa come noi, e ricordarci che quel Dio venuto una volta nel mondo ritornerà per unirci tutti a Sé per l’eternità!
Il Natale non può prescindere di questo tempo di attesa
Questa meditazione giornaliera, seria, magari aiutata da delle omelie o catechesi ben pensate, preparerebbe davvero i nostri animi alla lode, all’adorazione di quel Bambino santo che rischiamo di considerare solo un personaggio indispensabile per il nostro presepe nel salotto.
Perché ora come ora, non c’è più nulla d’aspettare, l’Avvento non c’è: è stato preso in ostaggio dal natale!, ma non quello vero con la N maiuscola, piuttosto quello dei regali e dei negozi, delle città addobbate e degli alberi pieni di palline e lucine! delle lampadine appese e delle carte luccicanti…
Il riscatto
Qual è il riscatto da pagare per ritornare a gustare la bellezza dell’Avvento e di conseguenza del Natale (con la N maiuscola)?
Ripartire da cose semplici e concrete:
- ricominciare a fare come facevano i nostri nonni, che attendevano la Novena di Natale per fare presepe e albero, basterebbe posticipare la preparazione della casa applicandosi di più a quella dello spirito;
- approfittare del tempo di Avvento e di tutte le opportunità che esso ci offre, mediante la Novena all’Immacolata e quella di Natale;
- un atteggiamento semplicissimo ma molto efficace sarebbe non augurarsi “Buon Natale” in anticipo ma dirsi piuttosto: “buon cammino d’Avvento” perché questo ci permetterebbe di rinnovare in noi e negli altri la consapevolezza del Tempo che si sta vivendo;
- un’altra provvedimento utile, che potrebbe costare un po’ ai bambini ma che li aiuterebbe a comprendere che il Natale occorre attenderlo, sarebbe quello di non mangiare i dolci che per forza le mamme devono preparare un po’ prima, o che arrivano a casa per altre vie… Spiegare ai bambini, ai ragazzi (e anche ai papà), il motivo dell’attesa può essere una catechesi che rimanga impressa e, soprattutto, che faccia concretamente gustare la differenza tra l’attesa e la festa vera e propria;
- può essere vantaggioso anche l’ascolto di buone catechesi sull’Avvento, o la lettura di libri su questo argomento, ad esempio: L’infanzia di Gesù scritto dal Papa Benedetto XVI, la cui prima parte si dedica proprio ai Vangeli che leggiamo in questo periodo (Annunciazione, Visitazione, il sogno di Giuseppe ecc.), o il libro di padre R. Cantalamessa, Il Mistero del Natale, o tanti altri che possiamo trovare nelle librerie religiose.
Allora paghiamo questo riscatto, scopriremo com’è bello vivere ogni cosa al momento giusto e com’è importante questo tempo, pensato dalla Chiesa per aiutare i fedeli ad accogliere e a vivere pienamente il grande mistero della nostra Salvezza, il Natale del Nostro Signore Gesù Cristo che è venuto nel mondo, che viene ogni giorno nel nostro cuore e che verrà come un ladro di notte per cui dobbiamo essere pronti perché non ci trovi impreparati.
E a voi, nostri lettori, buon Avvento!