NOTE BIOGRAFICHE
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Resta indimenticabile la figura del magistrato Paolo Borsellino ricordato per la sua lotta contro la mafia che costò la vita a lui e alla sua scorta il 19 luglio 1992.
Nato il 19 gennaio 1940 a Palermo, nel quartiere della Kalsa, Borsellino crebbe in una famiglia di farmacisti. Frequentò il liceo classico “Giovanni Meli” e proprio durante questi anni, strinse una forte amicizia con Giovanni Falcone, che sarebbe diventato un altro simbolo della lotta alla mafia, un altro grande uomo che pagò con la vita il suo desiderio di giustizia e legalità.
Studiosissimo e determinato, il giovane Paolo dopo il liceo, si iscrisse alla Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Palermo, dove si laureò con il massimo dei voti nel 1962. La sua passione per la giustizia e il desiderio di combattere l’illegalità lo hanno portato a intraprendere la carriera di magistrato già nel 1963. Nel 1968 Borsellino sposò Agnese Piraino Leto anche lei nativa di Palermo. Dal loro matrimonio nacquero tre figli: Lucia, Manfredi e Fiammetta. La primogenita nata nel 1969, ha fatto carriera nel settore sanitario e politico, diventando assessore regionale alla Sanità in Sicilia. Manfredi, nato nel 1971, è entrato nelle forze dell’ordine diventando commissario di polizia a Mondello. Invece, Fiammetta, l’ultima dei tre figli, nata nel 1973, ha studiato legge e ha lavorato come funzionario dei servizi educativi al Comune di Palermo. Quello tra Agnese e Paolo fu un grande amore, lei lo incoraggiò e sostenne in tutte le sue battaglie. Agnese è morta dopo una lunga malattia nel 2013 e come era suo desiderio, espressamente dichiarato ai figli, chiuse gli occhi tenendo in mano la foto del marito Paolo.
Non molti sanno che Paolo Borsellino era un uomo di profonda fede cristiana, anche se non ostentata. Era un cattolico praticante e la sua fede influenzava fortemente il suo approccio alla giustizia e al rispetto per gli altri. Partecipava regolarmente alla santa messa, devotissimo dell’Eucaristia, e la sua fede lo guidava nel trattare ogni persona con dignità e rispetto, indipendentemente dal loro background. Inoltre, credeva fermamente che dietro ogni imputato ci fosse un essere umano che meritava rispetto, e questo principio cristiano rafforzava la sua integrità morale e il suo senso di giustizia.
Borsellino lavorò in diverse città siciliane prima di tornare a Palermo, ove, insieme a Falcone e altri colleghi, fece parte del “pool antimafia”, un gruppo di magistrati che ha condotto indagini fondamentali contro Cosa Nostra, culminate nel maxiprocesso di Palermo il più grande processo penale mai celebrato contro la mafia, che iniziò il 10 febbraio 1986 e si concluse il 30 gennaio 1992.
Il 19 luglio 1992, Borsellino è stato assassinato in un attentato mafioso in via D’Amelio a Palermo, insieme a cinque agenti della sua scorta. Al momento della sua morte, Borsellino stava indagando su diversi fronti cruciali. Uno dei più importanti era il dossier “mafia-appalti”, che riguardava le infiltrazioni mafiose negli appalti pubblici. Questo dossier era particolarmente sensibile perché coinvolgeva potenti interessi economici e politici. Inoltre, Borsellino, come abbiamo detto, era profondamente coinvolto nelle indagini seguite al maxiprocesso di Palermo. La sua determinazione e il suo impegno nella lotta alla mafia lo avevano reso un bersaglio pericoloso per l’organizzazione criminale, che temeva le sue indagini e la sua capacità di smantellare le loro operazioni. Il suo assassinio, avvenuto pochi mesi dopo quello di Falcone, ha segnato profondamente l’Italia e ha rafforzato l’impegno del Paese nella lotta contro la mafia.