San Nicola Saggio da Longobardi

* Nicola Saggio

NOTE BIOGRAFICHE

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Nicola Saggio da Longobardi è il primo santo canonizzato dell’Ordine dei Minimi dopo il Fondatore San Francesco di Paola. Con lui è innalzato un altro umile fratello laico, perché il Signore esalta i piccoli, i modesti, i poveri di spirito, esalta i minimi di cuore. E Nicola è stato questo: un povero di spirito, un uomo totalmente cosciente del suo niente e per questo infinitamente grato a Dio per il suo amore e la sua elezione. Di se stesso diceva di non sapere come la terra potesse sostenerlo e come il cielo non gli crollasse addosso. Ma il Cielo in realtà si beava nel guardare quest’umile fraticello tutto bruciato dall’amore di Dio.

Nicola, al secolo Giovanni Battista Clemente Saggio, nasce a Longobardi un paesello in provincia di Cosenza, a pochi chilometri da Paola il 6 gennaio 1650. Suo padre Fulvio Saggio era un semplice e onesto agricoltore, sua madre Aurelia Pizzini era una donna molto pia dedita alla famiglia che aiutava tra l’altro filando. Dopo Giovanni Battista, nacquero altri 3 figli, due maschi e una femmina. e lui, essendo il più grande, ben presto andò nei campi ad aiutare il padre: tra le mani o in tasca l’immancabile rosario, recitato innumerevoli volte durante tutto il giorno tra un colpo di zappa e l’altro. Durante le pause lo trovavano in ginocchio sotto qualche albero a pregare. Il giovane Battista (così lo chiamavano i suoi), infatti, cresciuto cristianamente dai suoi, coltivava i suoi semi nei campi ma nel cuore l’amore verso Dio e la Beata Vergine Maria e raggiunti i 20 anni manifestò il desiderio di entrare nell’Ordine dei Minimi, desiderio stroncato dal no categorico di suo padre. Solo l’intervento miracoloso di Dio che lo rese temporaneamente cieco, quando la madre lo obbligò a togliersi l’abito religioso che si era posto per testare la reazione dei suoi, convinse il buon Fulvio a lasciar andare quel figlio che era un grande aiuto nei campi, ma che doveva lasciare il terreno di suo padre per lavorare nella vigna del Signore. Entrò, dunque, nel Proto Convento di Paola e vestito l’abito dei Minimi prese il nome di Nicola Saggio da Longobardi. È inviato come questuante, dispensiere, ortolano, cuoco e sagrestano nella sua città natale, poi a San Marco Argentano, Montalto Uffugo, Spezzano della Sila, Cosenza per ritornare a Paola ed essere mandato a Roma nel 1679 nel convento di San Francesco di Paola ai Monti.

Nell’anno 1683 chiede e ottiene dai superiori il permesso di compiere un pellegrinaggio a Loreto per esprimere la sua pietà mariana e intercedere per la liberazione di Vienna e dell’Europa dall’assedio Ottomano. Di quel viaggio i confratelli dissero che il Saggio era partito buono per Loreto ed era tornato santo. Una santità che vive semplicemente amando Dio e il prossimo, donandosi totalmente a servizio della Comunità, svolgendo con la massima premura tutti gli uffici che gli sono attribuiti. Ed è in questa normalità che il Signore si fa trovare e lo ricolma dei suoi doni. Gli anni che vanno dal 1684 al 1692 sono frequenti le esperienze mistiche. Fra Nicola difatti contemplava i misteri di Dio e in particolare il mistero della Santissima Trinità mostrando una sapienza e conoscenza fuori dal comune persino tra i dotti e i teologi. Così accadeva ai confratelli o ad altri di trovarlo estatico nell’orto o in portineria, o nel Coro ecc., e non potendo controllare tali fenomeni quando ritornava in sé, qualora si vedeva scoperto da qualcuno, correva a nascondersi pieno di sdegno verso se stesso. Terrorizzato dall’idea che potesse peccare di superbia non faceva che umiliarsi, mortificarsi con digiuni e penitenze austerissime e accogliere le umiliazioni altrui con gioia sovrannaturale. E poiché la sua fama di santità cominciò presto a diffondersi i Superiori, al fine di provare la verità della sua virtù, non si fecero mancare occasione per umiliarlo pubblicamente. Sempre a causa di questa sua notorietà, non ricercata e non desiderata, fra Nicola è rinviato a Paola nel 1692 ove vive un biennio di particolare purificazione passiva. Dal 1694 al ‘96 è mandato a Longobardi. Qui si adoperò per l’ampliamento del Convento coinvolgendo tutto il paese, come fece San Francesco a Paola all’incirca un secolo e mezzo prima.

Convinti ormai della sua umiltà i Superiori lo rinviano a Roma  su richiesta degli stessi confratelli della comunità di San Francesco di Paola ai Monti. Persino i nobili si mostrano devoti al Minimo fraticello di Longobardi: il principe Filippo Colonna, gran cancelliere del Regno di Napoli lo volle come padrino di suo figlio Lorenzo. Fra Nicola però non si scompone anzi, la sua preoccupazione sono i poveri per i quali mendica per le strade di Roma, o toglie a se stesso quel po’ di pane che si concede come pasto perché a loro non manchi; sono gli ammalati; gli ultimi; i peccatori al posto dei quali fa penitenza per implorare da Dio il perdono; sono i bambini ai quali insegna catechismo, nonostante sia semplicemente un fratello oblato con un’istruzione minima eppure dotato di una scienza soprannaturale che compensa quanto umanamente manca.

Nicola da Longobardi è questo: un frate che mentre attende di essere ricevuto dal Papa, si accorge che è l’ora di distribuire il pasto ai poveri e decide di andarsene per non farli aspettare. Quando il Santo Padre seppe il motivo dell’assenza del Minimo apprezzò il comportamento di fra Nicola lodandolo dinanzi i presenti.

Durante il tormentato pontificato di Papa Clemente XI, si offre come vittima a Dio, perché siano risparmiata la Chiesa e il Papato, che ama con tutto se stesso e affinché fosse evitato un nuovo ‘sacco’ di Roma. Per questo dirà: «Signore, eccomi qua; fate di me quel che volete; vi raccomando la vostra Chiesa».

Il 3 febbraio del 1709, pronunciate le parole: «Paradiso, Paradiso!» emette il suo ultimo respiro.

È beatificato il 17 settembre 1786 da Papa Pio VI e canonizzato da Papa Francesco il 23 novembre 2014.

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