NOTE BIOGRAFICHE
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Nasce il 22 aprile 1909 a Fucecchio. Dopo aver conseguito due lauree, una in giurisprudenza e l’altra in scienze politiche, emigra in Francia dove assunto da “Paris Soir” inizia la sua carriera come reporter. Cresciuto durante il fascismo, nel 1935 decide di partire e arruolarsi nel ventesimo battaglione eritreo, esperienza raccontata in un diario pubblicato in Italia.
Intanto si reca in Spagna per il “Messaggero”, dove comincia ad esprimersi in maniera fortemente contraria al regime fascista. Un atteggiamento che gli costò il rimpatrio e l’espulsione non solo dal partito, ma anche dall’albo professionale. Viene, a questo punto, mandato a dirigere l’Istituto italiano di cultura in Estonia per un anno, i dirigenti del Partito fascista sperano di riuscire a farlo ritornare nei ‘ranghi’, ma una volta rientrato in Italia e riconsegnatagli la tessera di giornalista, rifiutò categoricamente di richiedere quella del Partito.
E’ in questo momento storico che nella vita di Montanelli si affaccia il “Corriere della sera”, il quotidiano che, pur tra altri e bassi, sarà per oltre quarant’anni la sua seconda casa e ben presto grazie ai suoi reportages conquista il titolo di ‘principe del giornalismo’.
Nel 1944 finisce in prigione a San Vittore per antifascismo e viene condannato a morte dai nazisti, ma scampa miracolosamente alla fucilazione. Scoprì una decina di anni dopo che era stata sua madre a salvarlo, ottenendo che l’arcivescovo di Milano, cardinale Ildefonso Schuster, intercedesse per la sua salvezza. Dall’esperienza della prigionia nacque uno dei suoi libri più belli, “Il generale Della Rovere”, che tradotto in film da Roberto Rossellini riceverà il Leone d’oro a Venezia.
Uscito da S. Vittore si rifugiò in Svizzera ma finita la guerra, tornò al “Corriere della sera” come inviato. Il quotidiano negli anni ’70, sotto la direzione di Piero Ottone, ha una nuova conduzione orientata a sinistra che non rispecchia le idee del vecchio Montanelli il quale nel 1974, con l’ausilio di alcuni colleghi del Corriere, fondò il “Giornale Nuovo”, poi conosciuto semplicemente come “il Giornale”.
Partito bene, con gli anni, anche il Giornale cominciò a perdere copie, entrando in un’insanabile crisi economica. Il quotidiano fu così rilevato da Silvio Berlusconi, che lo portò di nuovo ad alti livelli. Ma con l’entrata in politica dell’imprenditore milanese vennero alla luce alcuni contrasti fra quest’ultimo e il giornalista. L’anarchico Indro, all’alba degli ottant’anni, decise di buttarsi nella direzione di un nuovo quotidiano “La Voce”, ma nonostante le premesse, il risultato non fu dei migliori. “La Voce” chiuse ufficialmente il 12 aprile del 1995. A quel punto, prima decise di collaborare con la rete tv TMC, continuando a pubblicare arguti editoriali sul Corriere, poi, con l’invenzione de “La stanza di Montanelli”, una rubrica strutturata sul dialogo con i lettori, tornò in prima linea nel dibattito politico e storico.
Montanelli morì il 22 luglio 2001 all’età di 92 anni, dopo un prolungato ricovero in una clinica di Milano in seguito ad un malore.