Crescendo, Filomena, diveniva sempre più bella, per questo in famiglia era soprannominata rubacuori. I suoi occhi profondi catturavano gli sguardi, la sua bocca sottile e rosea sempre pronta al sorriso dolce ma riservato, le sue gote che divenivano paonazze per l’imbarazzo o l’emozione e anche la sua statura bassina, la facevano adorabile agli occhi di tutti e le procuravano non pochi pretendenti. Uno tra i tanti era Giovanni Battista Aragonés e Piñol, anch’egli morense, il quale, prima che questa entrasse in monastero, la chiese in sposa a sua madre, che senza dargli troppe speranze, gli fece capire che era meglio mettersi l’anima in pace perché questo non sarebbe mai accaduto.
La più piccola dei Ferrer, Emanuela, raccontò che un giorno mentre Filomena era a passeggio con sua sorella Gioacchina e una cara amica, fu avvicinata da alcuni giovani, i quali cercarono di attirare la sua attenzione offrendole una mela. Filomena declinò gentilmente l’offerta, per mettere le distanze tra sé e quei ragazzi e continuare tranquilla la sua passeggiata, ma questi continuarono a seguirla e insistenti le chiedevano di accettarla. Nonostante ella continuasse a rifiutare con fermezza, quelli ostinati continuarono sino a che gliela gettarono vicino e poi scapparono via.
Quando finalmente il gruppetto di giovani si fu allontanato, Filomena raccolse la mela caduta per terra e mostrandola a Gioacchina sua sorella e alla loro amica disse: «Tanto bella sembra, ma guardatela», e terminata la frase l’aprì dinanzi a loro e non si vide altro che un mucchio di vermi!
Con quel gesto ella dimostrò come la tentazione in apparenza sia sempre allettante, ma alle sue insistenze non si deve cedere perché da essa si ricava solo il male.