Con un Carisma Proprio
Il carisma proprio del nostro Ordine religioso, e che ci distingue pure dagli altri Istituti di vita claustrale, si denomina “vita quaresimale”, ed è per noi oggetto di un quarto voto specifico che la Chiesa ha riconosciuto al Fondatore e che pronunciamo assieme agli altri tre comuni nell’atto stesso della professione monastica. Consiste, in sostanza, nell’impostare la totalità della vita, come una prolungata quaresima, in attesa della Pasqua eterna alla quale il Signore ci chiama. In conseguenza, vanno sottolineati gli elementi biblico-spirituali-liturgici che sono propri del periodo quaresimale, e che possiamo riassumere nel tradizionale trittico digiuno-preghiera-carità tanto nella dimensione della spiritualità come della ascesi concreta.
Evidentemente, l’assumere tali impegni sotto il vincolo sacro di un voto solenne e nel fatto stesso di una professione di vita religiosa, sta a dirci l’alta tensione cristocentrica che lo ispira, e che la motivazione profonda non è altra se non quella di vivere come Gesù, con Gesù e per Gesù.
Cioè, dal momento della nostra professione claustrale (morte mistica) e fino al momento del transito alla casa del Padre (morte fisica), la nostra vita “nascosta con Cristo in Dio”, ci impegniamo a viverla in tensione verso la realizzazione piena della nostra “pasqua” (da qui pure la denominazione “quaresimale”), come Gesù ha vissuto la sua, nella ricerca di una conformazione sempre più piena con la sua Persona e con il suo Mistero, in lotta aperta contro il peccato in tutte le sue manifestazioni, abbracciando la austerità di vita come forma concreta di unirci quotidianamente al sacrificio della croce per la salvezza del mondo. La “vita quaresimale” diventa, dunque, per noi la concretezza, vissuta giorno dopo giorno, dell’offerta fatta con Cristo nel momento della professione (nella formula della professione noi c’impegniamo a “seguire Cristo Crocifisso per tutta la vita”).
Talvolta sia inutile sottolineare che tutto quanto scritto sopra si svolge attraverso dei gesti semplici, poveri e piccoli della vita quotidiana.
Nella nostra vita Minima non c’è assolutamente nulla di grande. Tutto è, e deve essere, «minimo», ed è precisamente nella povertà e piccolezza del vissuto di ogni giorno che viene richiesta la donazione di se stessa fino a consumare la totalità del sacrificio.