Continuiamo in questo anno a proporvi alcune figure di santi, uomini e donne che furono profondamente innamorati di San Giuseppe. Tra queste vogliamo presentarvi anche san Giuseppe Marello, che è stato un vescovo italiano, fondatore della “Compagnia di San Giuseppe” – detta poi Congregazione di San Giuseppe, Oblati di San Giuseppe o Giuseppini d’Asti. La fondazione avvenne il 14 marzo 1878 ad Asti, diocesi nella quale don Marello aveva frequentato il seminario ed esercitò buona parte del suo ministero sacerdotale, prima della nomina a vescovo d’Acqui.
La Congregazione di San Giuseppe, da lui fondata, nasce come gruppo di giovani a servizio di un orfanotrofio presso l’Opera Pia Michelerio: questi primi giovani conducevano vita fraterna in comunità ed erano formati ad una spiritualità cristocentrica di consacrazione e umile operosità sull’imitazione di San Giuseppe. Don Marello spiegava ai suoi discepoli: «Le fatiche intellettuali e quelle manuali siano insieme contemperate, come due mezzi che conducono ad un solo fine: il servizio di Dio nell’imitazione di S. Giuseppe»; invitava loro a guardare al falegname di Nazaret come colui che indica la via ma anche come chi sorregge ad ogni passo e conduce dove la Divina Provvidenza desidera che si arrivi.
I primi quattro aspiranti della Congregazione nascente vennero riuniti ad Asti il 14 marzo 1878 e il 19 marzo 1879, giorno in cui la Chiesa festeggia San Giuseppe, presero l’abito religioso. Il vescovo di Asti, Giacinto Arcangeli, il 18 marzo 1901 autorizzò i membri del sodalizio a emettere i voti religiosi, così che diventarono una congregazione di diritto diocesano, L’istituto divenne una congregazione di diritto pontificio l’11 aprile 1909. Le prime regole, scritte nel 1892 dal Marello e dai suoi primi seguaci, definirono quale scopo della congregazione “l’educazione cristiana della gioventù”. Come San Giuseppe si prese cura del Figlio di Dio, così i Giuseppini si devono prendere cura dei figli di Dio: della gioventù bisognosa materialmente o spiritualmente. Dopo un primo impegno soprattutto legato all’affiancamento del clero diocesano nell’educazione cristiana dei giovani e nell’insegnamento del catechismo e preparando i giovani ai sacramenti dell’iniziazione cristiana, gli Oblati si aprirono all’apostolato missionario. Attualmente la Congregazione di San Giuseppe si trova n Africa (Nigeria), in America (Bolivia, Brasile, El Salvador, Messico, Perù, Stati Uniti d’America), in Asia (Filippine, India), in Europa (Italia, Spagna, Polonia) e in Oceania (Australia).
Simboleggia in maniera molto efficace il ruolo di modello, di guida, di custode che San Giuseppe ricopre nella Congregazione degli Oblati, la gigantesca statua posta innanzi al Santuario di S. Giuseppe a Pittston, Pennsylvania, U.S.A, del fondatore San Giuseppe Marello (canonizzato da San Giovanni Paolo II nel 2001), che indica il Protettore della Congregazione degli Oblati, come a dire: “guardate a lui, andate da lui in tutte le vostre necessità e in tutti i vostri bisogni”. Raccomandarsi a San Giuseppe voleva dire per il Fondatore ottenere sempre la capacità di conoscere e seguire la volontà di Dio, perché lui che è modello inarrivabile di vita interiore e nascosta, ha saputo in grado esimio, riuscire a cogliere sempre il volere di Dio e a realizzarlo.
Lo stemma dei Giuseppini d’Asti porta le parole: Salus nostra in mano tua Joseph, segno di totale confidenza nel Patrono amato al quale il Fondatore piaceva dire: «Eccoci tutti per te e tu sii tutto per noi!». Ma San Giuseppe Marello non spingeva solo i suoi figli spirituali ad amare il padre putativo di Gesù, ma mostrava anche ai fedeli di cui era pastore, ai giovani che catechizzava, ai poveri di cui si prendeva cura, che il Capo della Santa Famiglia, conosce perfettamente, dunque comprende perfettamente, le nostre difficoltà perché anche lui le ha affrontate e ci insegna a non perdere mai la speranza in Gesù, confidando sempre in Lui: «In questo mondo sempre si avvicendano il gaudio e la pena: e la vita di San Giuseppe non fu anch’essa un’alternativa di consolazioni e di timori?». Se ci pensiamo un po’ non possiamo che dare ragione al Vescovo d’Acqui (il 17 febbraio 1889 a Roma, don Marello fu consacrato vescovo e il 16 giugno 1889 fece il suo ingresso ad Acqui, diocesi che gli fu affidata), infatti, San Giuseppe conobbe le difficoltà del dubbio, della precarietà, dell’esilio, del lavoro, dell’incomprensione, della stanchezza, sicuramente della malattia, la difficoltà di essere sposo e genitore, con tutte le responsabilità materiali e morali ad esse connesse, quindi può capire tutti noi e ottenerci dal Figlio suo quegli aiuti divini che in alcuni momenti della vita, rappresentano l’ancora della salvezza. Quindi, possiamo fare nostro e non solo in questo anno, il motto dei Giuseppini: Salus nostra in mano tua Joseph, La nostra salvezza è in mano tua, Giuseppe! Così sia.